Andiamo via in silenzio
Lasciamo tutto al nulla
Venduti
I miei capricci sulle tue ginocchia
i lunghi drammi per la matematica
Interminabili parate di pupazzi nel salone
E sconfinati pranzi di Natale
Venduti
I miei disegni sul muro
e il muro
Le vostre lacrime per le scale
e le scale
e le storie che salivano i gradini
di macellai e di affittacamere
Di zii mangiati vivi per i debiti
Di case occupate e di accordi di pace,
Di Anita Della Corte, impiegata alla Nato
di prostitute, alcolizzati, tossici,
Concetta Della Corte e le sue forbici
del mio cavallo a dondolo sulle riggiole
Dondola la sconfitta inammissibile
Di vendere
L’unica casa possibile
Nell’unico vico possibile
Tra milioni di milioni di disgrazie irreparabili
in imbarazzo per le mie miserie piccole
Sto
Con il mio grammo di tragedia
In tasca
Nell’altra tasca le chiavi di un’altra casa
o solo di un rifugio in cui dormire
in esilio
Dall’unica casa possibile
Dell’unico vico possibile
Nell’unica città possibile
Bastarde traiettorie del denaro
Rifonderemo una città migliore
Ritorneremo nel nostro quartiere
o resteremo altrove
A contemplare le nostre macerie