appunti di lavoro

Dove lavoro io c’è un bambino di otto anni che di solito passa tre ore di doposcuola consecutive a sbiascicare cazzoculoculocazzocazzonelculoculonelcazzopornazzipornazzitumadrebocchini

pompinicazzoculocazzo. Tipo mantra. Oggi abbiamo letto il GGG di Roal Dahl e si è, tipo, incantato.

Abbiamo parlato di brume lattiginose, di bagliori argentei, di sguardi che errano e venti che mugghiano. Mi ha chiesto che cos’è un individuo, gli ho dato una risposta un po’ così. Mi ha chiesto come funziona una biblioteca, e cosa succede se non riesci a riportare i libri nel tempo stabilito.

Poi siamo dovuti tornare sul testo di scuola, con una filastrocca insipida su un laghetto che cambia colore a seconda delle stagioni. Allora lui mi ha detto che non voleva leggere e ha ricominciato con la sua nenia di cazziculi e culicazzi.

Scrivere libri idioti per creature intelligenti, educare i bambini a sopportare diligentemente la mediocrità e la noia, ho pensato, è il più reazionario dei torti all’umanità.

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  • Delirio Manifesto

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    la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve (Mario Ruoppolo)

    Poesia, altro vizio solitario (Camillo Sbarbaro) liberetutti

    Nuestros cantares no pueden ser sin pecado un adorno.
    Estamos tocando el fondo. (Gabriel Celaya)

    adesso// mi è onore indifferente// generare rime prodigiose// ciò che mi importa è solo// far dannare alla grande i borghesi. (Vladimir Majakovskij)
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    Fondamentalmente non mi interessa molto la poesia che parla solo di frutta e belle scenografie. Mi interessa la poesia che affronta questioni più ampie, questioni di vita e di morte, ecco, e il problema di come comportarsi a questo mondo, di come andare avanti a dispetto di tutto quello che ci accade. Perché il tempo è poco, e l'acqua si sta alzando. (Raymond Carver)

  • Si soffre di ghurba come si soffre di asma, non c’è cura, e i poeti soffrono ancora di più. La poesia in se stessa è già ghurba. (Murid Al-Barghuthi)