Dove lavoro io c’è un bambino di otto anni che di solito passa tre ore di doposcuola consecutive a sbiascicare cazzoculoculocazzocazzonelculoculonelcazzopornazzipornazzitumadrebocchini
pompinicazzoculocazzo. Tipo mantra. Oggi abbiamo letto il GGG di Roal Dahl e si è, tipo, incantato.
Abbiamo parlato di brume lattiginose, di bagliori argentei, di sguardi che errano e venti che mugghiano. Mi ha chiesto che cos’è un individuo, gli ho dato una risposta un po’ così. Mi ha chiesto come funziona una biblioteca, e cosa succede se non riesci a riportare i libri nel tempo stabilito.
Poi siamo dovuti tornare sul testo di scuola, con una filastrocca insipida su un laghetto che cambia colore a seconda delle stagioni. Allora lui mi ha detto che non voleva leggere e ha ricominciato con la sua nenia di cazziculi e culicazzi.
Scrivere libri idioti per creature intelligenti, educare i bambini a sopportare diligentemente la mediocrità e la noia, ho pensato, è il più reazionario dei torti all’umanità.