Non vergognarti quando odi Napoli, perché solo chi l’ha maledetta almeno una volta può dire di amarla veramente.
Napoli è di chi ci si piglia collera, è di chi si fa il sangue amaro, di chi trattiene e di chi non trattiene le lacrime, di chi stringe i denti e odia pur di continuare ad amare. Di chi conosce i soprusi della camorra e il razzismo dello stato, ma ogni mattina si sveglia e decide di brandire il proprio accento come un vessillo sdrucito di resistenza.
Napoli è di noi che in mente le giuriamo “per sempre” pure se teniamo già un piede sul motore, pure se poi il destino ci separa, è di chi non la lascia mai e di chi la lascia ma non smette di sognarla nelle notti milanesi, tedesche, americane. Perché a volte Napoli non basta, perché vuoi smettere di abbassare la testa, dare un quadrato di verde ai tuoi figli oppure essere solo riconosciuta come essere umano quando lavori, quando parli e quando fai tutte le cose.
Non fidarti di chi ti dice “beata te che sei di Napoli”. Non fidarti di chi ti dice che Napoli è bella senza ma. Chi può dire di amare una città, o una persona, senza detestarne profondamente il dolore e la malattia? Massimamente diffida di chi ti dice: “Napoli, fantastica, ci vivrei”. E subito aggiunge: “per un periodo”.
Amare Napoli non è una vacanza. Tu puoi andare e tornare da Napoli, ma se la ami sinceramente non ti liberi mai dall’assillo di una nostalgia colpevole. E questa è una benedizione e una condanna.
Napoli, amica mia, è di chi la ama nonostante. Gli altri possono al massimo fotografare le sue mutande, appese ai fili tra i nostri balconi. Gli altri sono spasimanti, corteggiatori, tuttalpiù innamoràti.
E innamorarsi è facile, dice il maestro. Il difficile è restare fedeli all’amore.