la classe l’ho tradita qualche volta e con piacere
presidio, corteo, cose, sciopero generale
la scuola però non la volevo mai saltare
se non tre volte o due, ma per dovere sociale
il tempo libero pensavo
mica è libero davvero
se no non ce ne avremmo così tanto
per rilassarmi, all’alcool, preferivo farmi un pianto
una notte umida d’estate non riuscivo più a dormire
accartocciai cento disegni,
con uno schiaffo al muro ammazzai un sacco di sogni
lasciando delle macchie nell’intonaco
se tornassero un giorno per miracolo
a ronzare
spero di avere più coraggio per lasciarli andare
lasciarli vivi e liberi
di pungere e volare
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Il folgor de’ begli occhi, el qual m’avampa
il cor qualor io gli riguardo fiso
ti aggiungo che, se è vero che, per me (come dico e ridico) è politica tutto,
a questo mondo, non è poi tutto, invece, la politica: (e questo mi definisce,
sempre per me, i politici odiosi, e il mio perché:
amo, così, quella grande
[politica
che è viva nei gesti della vita quotidiana, nelle parole quotidiane (come ciao,
pane, fica, grazie mille): (come quelle che ti trovi graffite dentro i cessi,
spraiate sopra i muri, tra uno slogan e un altro, abbasso, viva):
(e poi,
lo so che non si dice, ma, alla fine, mi sono odiosi e uomini e animali)
Ma, ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida scorta per avventura tra le petraie d’un greto, esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi; e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.