Qualcosina

 

A Piazza San Giovanni c’è il sole. Pure se Repubblica aveva detto nuvole, e aveva parlato di oggi come se Roma attendesse una catastrofe naturale e non una manifestazione politica. Così, se Genova era stata di magnitudo “6.5”, questa doveva essere giusto un po’ più debole, mangitudo 5. Trovo pure Andrea,  Alessandro, Francesco, Chiara, e altri amici. Pure se per Repubblica dovevo trovare “agitatori”, “black bloc francesi”, “duri centri sociali”, e “temuti ultras del Napoli”.

 

Partiamo. Mi faccio un giro tra i duri e i temuti. Alcuni non li vedo da anni, ed è bello ritrovarsi tutti qua. Che fai, che racconti, ti ricordi il quindici ottobre, e ti ricordi il quattordici dicembre, e lo sai che ora abito a Londra , e che hanno fermato tutti i pullman da Napoli, e andiamo un po’ più avanti, dai. Su via Merulana, neanche un negozio aperto. Tutto è tranquillo. Solo la musica qua e là tra gli spezzoni ci dà un po’ di movimento. Del corteo vedo solo la testa. La coda no, siamo tanti. Studenti, precari, ma soprattutto attivisti per il diritto all’abitare e per i beni comuni. Occupanti di case, No Tav, No Muos. Famiglie. Passeggini, un sacco. Un fitto schieramento di celere ci sta davanti, rallentando il più possibile il nostro percorso. Quattromila poliziotti, dicono i giornali. All’altezza di via Napoleone III ci aspettano i militanti di Casapound, con caschi e mazze. Sento qualche grido, vedo solo una manciata di gente tornare indietro verso via Merulana, innervosita.

 

Più avanti, verso il ministero delle finanze, l’aria si fa più tesa. Le bandierine rosse dei comitati per la casa “Stop a sfratti e sgomberi”, quelle bianche e rosse dei No Tav, quelle blu dei comitati per l’acqua, non smettono quasi mai di sventolare. Come il gruppo di murga argentina che suona dall’inizio alla fine della manifestazione. Sento un paio di cose che esplodono. Caricano. Quando la gente inizia a correrci addosso, corro pure io. L’amica con cui sono, che per un soffio non si becca un sanpietrino in testa, sostiene invece che sia più prudente, in questi casi, accostarsi a un muro e stare fermi. Si scatena un mezzo dibattito sul tema. Ci disperdiamo poco dopo la carica, recuperiamo il corteo da una strada  secondaria.

A Piazzale di Porta Pia ci arriviamo con il sorriso sulle labbra. Per diventare dure e temute ci stiamo ancora attrezzando, ma almeno siamo qua.

 

Per tornare alla stazione Termini, chiedo indicazioni a un passante. -Ti converrebbe passare da sinistra, mi dice, però stai attenta, che troverai qualcosina.- Attreverso qualcosina, ovvero quel che resta del corteo, con un po’ di frustrazione. C’è ancora tanta gente, e resterei volentieri a Porta Pia questa notte, per accamparmi, per l’assemblea romana di domani. Questa volta non posso. Mi consola lo slogan che lancia l’assemblea di (oggi), lunedì 21, a Palazzo Giusso, alle quindici. E’ solo l’inizio, dice.

E dice anche che hanno fermato Celeste, Sara e altri tredici. Purtroppo, ce lo aspettavamo.

E’ solo l’inizio, uno ci spera sempre. Anche se è una cosa che si dice ogni anno. Per ora, comunque, è già qualcosina.

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  • Delirio Manifesto

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  • Si soffre di ghurba come si soffre di asma, non c’è cura, e i poeti soffrono ancora di più. La poesia in se stessa è già ghurba. (Murid Al-Barghuthi)