storia di pugni in tasca

 

camminavamo insieme, i pugni in tasca,

che qui ancora si porta.

Per evitare di colpirti in faccia

puntavo tutti i miei discorsi a terra

ai centomila ratti di Marsiglia

grigi

come

i tuoi i denti consumati

da qualche dose eccessiva di welfare.

Ma con quanta violenza

vi costringono a sorridere

pensavo

on va bientôt changer le monde, inch’allah

lo spirito critico non è più tanto critico

pensavo

quando diventa obbligo burocratico

 

e mi sono sentita, in fondo, fortunata

perché io non ho mai dovuto scrivere

lettere di motivazione per il carcere

e di Godard tutto sommato me ne son potuta fottere,

e comunque.

 

stavamo lì, con questi pugni in tasca

e all’improvviso

spunta il Piccolo Selvaggio

e poi scavando

la Filosofia Italiana

e poeti sconosciuti

e infine

il Paradiso.

E dentro

tanti frammenti della storia triste

di un italiano dalla calligrafia forte

 

e allora, i pugni fuori dalle tasche

ci siamo regalati questa meraviglia

che ci offriva per caso un cassonetto di Marsiglia, e

dopo

io mi sentivo veramente fortunata.

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  • Delirio Manifesto

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    la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve (Mario Ruoppolo)

    Poesia, altro vizio solitario (Camillo Sbarbaro) liberetutti

    Nuestros cantares no pueden ser sin pecado un adorno.
    Estamos tocando el fondo. (Gabriel Celaya)

    adesso// mi è onore indifferente// generare rime prodigiose// ciò che mi importa è solo// far dannare alla grande i borghesi. (Vladimir Majakovskij)
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  • Si soffre di ghurba come si soffre di asma, non c’è cura, e i poeti soffrono ancora di più. La poesia in se stessa è già ghurba. (Murid Al-Barghuthi)