20 luglio 2001. Io non c’ero, mi ricordo.

Il ricordo che mi resta di Genova 2001 è il ricordo di una foto su la Repubblica.

Anche qualche fotogramma del tg2, che guardavamo, a volte, mangiando dolci pieni di miele in un bar gestito da italiani.

Lei aveva negli occhi la luce del teleschermo e farfugliava qualcosa su di un estintore.

-PERO’…quello ci aveva l’estintore…-

Ma no, che non farfugliava. Magari.

Parlava, proprio.

C’erano due bar nel paese, o tre, non me lo ricordo.

Repubblica, vecchio di un paio di giorni, non so come te la procurassi. Neanche in vacanza ne potevi fare a meno, eh.

Io raccoglievo ossi di seppia e teschi di capra su un’isoletta selvaggia, mi tuffavo da un molo che mi sembrava altissimo. M’innamoravo per la prima infinita volta, ché non è vero mica che i bambini non s’innamorano.

L’ingranaggio della memoria serve a quelli che non c’erano e vogliono ricordare lo stesso.  Ma i miei ricordi veri di quei giorni sono questi, per quanti video e inchieste poi possa aver macinato su storia e geografia, archeologia e narrativa di piazza alimonda, bolzaneto, la diaz, de gennaro, pacifisti violenti anarchici compagni sindacati disobbedienti black bloc.

Quando andavamo a casa mi facevo la doccia e  poi mi mettevo a disegnare dei fumetti di fantasia su un ragazzino.

 

Un ragazzino che combatte mostri.

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  • Delirio Manifesto

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    la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve (Mario Ruoppolo)

    Poesia, altro vizio solitario (Camillo Sbarbaro) liberetutti

    Nuestros cantares no pueden ser sin pecado un adorno.
    Estamos tocando el fondo. (Gabriel Celaya)

    adesso// mi è onore indifferente// generare rime prodigiose// ciò che mi importa è solo// far dannare alla grande i borghesi. (Vladimir Majakovskij)
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    Fondamentalmente non mi interessa molto la poesia che parla solo di frutta e belle scenografie. Mi interessa la poesia che affronta questioni più ampie, questioni di vita e di morte, ecco, e il problema di come comportarsi a questo mondo, di come andare avanti a dispetto di tutto quello che ci accade. Perché il tempo è poco, e l'acqua si sta alzando. (Raymond Carver)

  • Si soffre di ghurba come si soffre di asma, non c’è cura, e i poeti soffrono ancora di più. La poesia in se stessa è già ghurba. (Murid Al-Barghuthi)