Il ricordo che mi resta di Genova 2001 è il ricordo di una foto su la Repubblica.
Anche qualche fotogramma del tg2, che guardavamo, a volte, mangiando dolci pieni di miele in un bar gestito da italiani.
Lei aveva negli occhi la luce del teleschermo e farfugliava qualcosa su di un estintore.
-PERO’…quello ci aveva l’estintore…-
Ma no, che non farfugliava. Magari.
Parlava, proprio.
C’erano due bar nel paese, o tre, non me lo ricordo.
Repubblica, vecchio di un paio di giorni, non so come te la procurassi. Neanche in vacanza ne potevi fare a meno, eh.
Io raccoglievo ossi di seppia e teschi di capra su un’isoletta selvaggia, mi tuffavo da un molo che mi sembrava altissimo. M’innamoravo per la prima infinita volta, ché non è vero mica che i bambini non s’innamorano.
L’ingranaggio della memoria serve a quelli che non c’erano e vogliono ricordare lo stesso. Ma i miei ricordi veri di quei giorni sono questi, per quanti video e inchieste poi possa aver macinato su storia e geografia, archeologia e narrativa di piazza alimonda, bolzaneto, la diaz, de gennaro, pacifisti violenti anarchici compagni sindacati disobbedienti black bloc.
Quando andavamo a casa mi facevo la doccia e poi mi mettevo a disegnare dei fumetti di fantasia su un ragazzino.
Un ragazzino che combatte mostri.