Metro

Nel chiuso della metro l’uomo che mi sta di fianco

vomita contro un nero tutto il suo rumore bianco

danno trent’euro al giorno solo a loro

sparargli addosso è una questione di decoro

 

ti vedo sai, non sei invisibile e li sento sai

i rantoli di te che affoghi nei tuoi guai

e dai la colpa a chi affoga nel mare

per spegnerti cerco l’interruttore generale

 

Ognuno sta solo sul cuor della metro

ognuno con gli occhi incollati su un vetro

Ognuno prosciugato dalla sua corsa affannosa

cerca di abbeverarsi ad una fonte luminosa

 

Trafitto da un rettangolo di luce nella sera

ognuno sgrana i post come se fossero preghiera

ognuno cerca gli altri nel palmo della sua mano

e intanto si fa schiavo sulla pelle di uno schiavo

 

badanti in nero camerieri baby sitter

stagiste fattorini operatori di call center

ognuno odia qualcuno per distrarsi dalla fame

zingari lavavetri tossici puttane

 

Scavo nella mia testa ma non trovo le parole

Per scrivere la strofa ci può salvare

Guardarsi in faccia, invece che nel cellulare

L’unico verso che mi fa sperare

 

 

 

This entry was posted in General. Bookmark the permalink. Both comments and trackbacks are currently closed.
  • Delirio Manifesto

    ______________________________________________________________________________________________________

    la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve (Mario Ruoppolo)

    Poesia, altro vizio solitario (Camillo Sbarbaro) liberetutti

    Nuestros cantares no pueden ser sin pecado un adorno.
    Estamos tocando el fondo. (Gabriel Celaya)

    adesso// mi è onore indifferente// generare rime prodigiose// ciò che mi importa è solo// far dannare alla grande i borghesi. (Vladimir Majakovskij)
    IMG_2408

    Fondamentalmente non mi interessa molto la poesia che parla solo di frutta e belle scenografie. Mi interessa la poesia che affronta questioni più ampie, questioni di vita e di morte, ecco, e il problema di come comportarsi a questo mondo, di come andare avanti a dispetto di tutto quello che ci accade. Perché il tempo è poco, e l'acqua si sta alzando. (Raymond Carver)

  • Si soffre di ghurba come si soffre di asma, non c’è cura, e i poeti soffrono ancora di più. La poesia in se stessa è già ghurba. (Murid Al-Barghuthi)