poesia della belle de mai

 


la mia finestra

affaccia sui treni che partono

per pendolari e pieds-noirs in pensione

niente somiglia più di questo

ad una vista mare

marseil-été2012_014

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sai, qui non riesco a scrivere

è che gli autobus

li aspetto troppo poco

ma in compenso

le strade sono vuote e vanno bene per cantare

o inventare musiche terribili e leggere

 

Lei

lei ha i capelli lisci in modo innaturale

e non si muove

lui le mangia le  labbra

che sembra muoia di fame

e, a me, mi fa pensare alla violenza

più il sedicente amore che impedisce e che costringe

che i sampietrini

che mordicchiano

vetrine e sbirri

scene che a volte guardo

come guardo te,

con disincanto misto a tenerezza.

 

ci sono notti che col lume dei lampioni,

i negozi e la luna

 

la mia ombra si moltiplica ai miei piedi

non so a quale somiglio

ma che fa

des fois je chante

seule

sous le tunnel qui va jusqu’à chez moi

de toute façon il n’y a jamais personne

je siffle aussi, en avance sur les garçons

qui passent, rigolent, rien ne change

 

a volte fischio mentre passo sotto un tunnel

a volte corro a più non posso,

deraglio spesso

eppure

rimango una finestra e ti guardo partire

 

avrei  voluto essere il treno, ma che fa.

 

 

 

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  • Delirio Manifesto

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    la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve (Mario Ruoppolo)

    Poesia, altro vizio solitario (Camillo Sbarbaro) liberetutti

    Nuestros cantares no pueden ser sin pecado un adorno.
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    adesso// mi è onore indifferente// generare rime prodigiose// ciò che mi importa è solo// far dannare alla grande i borghesi. (Vladimir Majakovskij)
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    Fondamentalmente non mi interessa molto la poesia che parla solo di frutta e belle scenografie. Mi interessa la poesia che affronta questioni più ampie, questioni di vita e di morte, ecco, e il problema di come comportarsi a questo mondo, di come andare avanti a dispetto di tutto quello che ci accade. Perché il tempo è poco, e l'acqua si sta alzando. (Raymond Carver)

  • Si soffre di ghurba come si soffre di asma, non c’è cura, e i poeti soffrono ancora di più. La poesia in se stessa è già ghurba. (Murid Al-Barghuthi)